[Messaggero Veneto - 10/10/2015]

SELLA NEVEA. C'è un posto sul pianeta Terra ove, in caso d'incidente, qualunque tecnologia, per quanto avanzata e moderna, non può risolvere l'emergenza. Un posto ove non arrivano reti cellulari, non arrivano mezzi meccanici, non c'è elettricità né calore, né tanto meno la luce. Molta acqua, anche irruente, clima gelido e un coperchio di roccia fossile antica 200 milioni d'anni. Questo posto sono le grotte del Canin, situate in Friuli Venezia Giulia, sulle Alpi Giulie orientali. Un "luna park" per gli speleologi e i ricercatori di fossili, un geo-sito territoriale di valenza mondiale, che trattiene al suo interno tra i più importanti fenomeni carsici nazionali ed europei (il pozzo naturale più profondo del mondo e diverse cavità che si spingono oltre i 1000 metri di profondità).

In questo luogo, nelle date del 1-4 ottobre 2015, si sono messe alla prova, come ogni anno, le delegazioni del Soccorso speleologico delle regione Fvg e del Veneto, facenti parte del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico.Una prova concreta, certo simulata, ma al contempo reale: tutto vero, a parte il ferito in barella che per fortuna era un partecipante che assumeva la parte dell'infortunato per l'occasione.
Quindi tangibili gli sforzi e le tecniche di recupero, i sacchi con i materiali specialistici, gli uomini al lavoro. Con una peculiarità aggiuntiva – quest'anno – che ha dato un tocco internazionale all'esercitazione: la presenza di una folta rappresentanza di soccorritori speleo dalla vicina Slovenia e pure alcuni dall'Ungheria, assieme ad alcuni toscani e marchigiani. E la delegazione del FVG, padrona di casa, ha messo sul tavolo un piatto ambizioso, mai tentato in esercitazione: il recupero della barella dall'abisso alpino "Michele Gortani-Rami degli ungheresi", da meno 770 metri di profondità, distribuiti su oltre 2 chilometri di sviluppo interno.  Un viaggio nella roccia, con due gradi costanti di temperatura interna. Quattro sono state le squadre che si sono alternate nel recupero, iniziato, dopo le varie preparazioni dei campi base interni ed esterni, alle 20 di venerdì 2 ottobre e terminato, con la calata della barella dal paretone del monte Bila Pec, alle 8 di domenica 4 ottobre. Durante le 36 ore di recupero ininterrotto, la barella è transita in stretti meandri, gallerie e pozzi verticali, tra cui uno profondo 180 metri, sempre trasportata e accudita dalle squadre di nazionalità mista. All'esercitazione hanno preso parte 72 tecnici, e di questi ne sono entrati in grotta 60, i cosiddetti "profondisti".

Un grande evento insomma, organizzato e tenuto a battesimo dalla delegazione del Fvg, che un anno fa era stata chiamata tra le prime a risolvere, positivamente, un'incidente in grotta reale e drammatico avvenuto in Germania, ad oltre mille metri di profondità. Considerata la positiva esperienza, e l'entusiasmo di tutti i tecnici che hanno partecipato all'evento, anche in futuro l'invito della II delegazione Fvg sarà esteso alle altre delegazioni nazionali.

 

 

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